lunedì 28 dicembre 2009

Abusi sessuali sugli alunni del doposcuola.


Abusi sessuali sugli alunni del doposcuola, i coniugi arrestati davanti al giudice
La coppia, 70 anni lui e 65 lei, incastrata dai racconti delle piccole vittime. Una decina i casi accertati .


LECCE - Sarà interrogata oggi, lunedì 28 dicembre, in carcere dal gip del Tribunale di Lecce Ercole Aprile la coppia di conviventi arrestata dai carabinieri la vigilia di Natale a Martano, un piccolo centro del Salento con l’accusa di aver abusato di alcuni minorenni, sia maschietti che femminucce, di scuole elementari e medie ai quali impartiva lezioni private. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm della Procura della Repubblica di Lecce Angela Rotondano, le vittime sarebbero state una decina e gli episodi si sarebbero verificati nell’istituto, comunque estraneo alla vicenda, concesso alla coppia per le lezioni.

LA VICENDA - L’uomo, settantenne, che avrebbe dovuto fare da bidello e in passato era finito sotto inchiesta per episodi analoghi quando lavorava in Sicilia, avrebbe violentato i minorenni o in altri casi li avrebbe palpeggiati o costretti a denudarsi. La donna, maestra in pensione di 65 anni, avrebbe assistito al tutto senza far nulla per impedire le violenze. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno sentito non solo le presunte vittime ma anche gli altri studenti che frequentavano il doposcuola privato. Le audizioni sono state fatte nel Centro di prevenzione abuso e maltrattamento minori (Cepam) della Asl di Lecce; i ragazzi avrebbero confermato gli abusi. Per questo motivo già da diverse settimane i genitori dei piccoli studenti avevano ritirato i loro figli dal doposcuola, mentre le famiglie erano state supportate da assistenti sociali e psicologi per far superare ai piccoli la terribile esperienza.

L'INDAGINE - L’inchiesta della Procura è stata avviata a fine agosto scorso, quando è giunta la prima denuncia da parte dei genitori di un bambino. Questi, ascoltando in casa un Tg televisivo e sentendo parlare di abusi sessuali nei confronti di altri bambini, aveva confessato alla sorella maggiore che qualcosa di simile accadeva anche a lui. Così l’inchiesta si è allargata e alla fine si è scoperto che le vittime degli abusi sarebbero state una decina. Nel piccolo centro salentino le voci su qualcosa di strano e terribile che accadeva in quell’istituto durante le lezioni di doposcuola privato si sono diffuse in breve tempo. Ai primi di dicembre si era saputo che la coppia di conviventi era iscritta nel registro degli indagati della Procura di Lecce. I racconti dei bimbi e dei ragazzini che frequentavano il doposcuola hanno fatto sì che nei confronti della coppia scattasse il provvedimento di arresto.

R. W.
28 dicembre 2009

martedì 22 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarty - "Nuoce al bambino la diffusione della foto"

(DIRE) Roma, 19 dic. - Il pm Eleonora Fini, che ha disposto la diffusione della foto del piccolo Liam Gabriele McCarty, portato via dalla madre dalla casa famiglia dove era in custodia a Roma, "sta facendo una drammatizzazione inutile della situazione, che fa male al bambino, lo mette a rischio e non ne rispetta i diritti". È quanto afferma Andrea Coffari, avvocato della madre di Liam (che al momento si e' resa irreperibile) e presidente nazionale del Movimento per l'Infanzia. "Il 18 novembre- riassume l'avvocato- il Tribunale dei minori aveva preso una decisione scellerata: mandare il bambino in casa famiglia senza consentire alla madre di vederlo. Una decisione talmente sbagliata che subito dopo e' cambiato il collegio giudicante. Al nuovo collegio abbiamo chiesto di rivedere l'ordinanza, che e' provvisiora.

I giudici hanno dato tempo fino al 4 gennaio per presentare le memorie, poi ci sara' la decisione finale. La mamma si e' resa disponibile ad andare in casa famiglia con il bambino, siamo prossimi alla soluzione- continua accorato l'avvocato- diffondere la foto di Liam significa solo drammatizzare una situazione gia' delicata, mettere a rischio il bimbo e la mamma". La donna, comunque, nel frattempo si e' resa irreperibile, portando con se' il bambino: di fatto sta violando l'ordinanza dei giudici, e' nell'illegalita'. "Ma lo ha fatto per paura- assicura l'avvocato- capita in molti casi che, in attesa della decisione finale del Tribunale, un genitore faccia resistenza e si renda irreperibile". "La mia assistita- prosegue l'avvocato Coffari- aggiunge per stato di necessita', in base all'articolo 54 del codice penale. Lo stato di necessita' e' un'esimente". L'avvocato dice, poi:"Avevo scongiurato il pm di non diffondere la foto, non era mai capitato in Italia un caso del genere, stanno trattando il bambino come carne da macello, si mette in grave difficolta' la mamma e in pericolo il bimbo". Coffari non lo dice chiaramente ma la paura e' che scatti la caccia alla strega, che parta la gara alla segnalazione del bimbo. "Puo' succedere di tutto- chiude il legale- comunque resta la mia fiducia nei confronti del Tribunale dei minori che si esprimera' a gennaio". (21 DICEMBRE 2009 Ami/ Dire)

Nonno abusa della nipote. Condannato.

Nonno condannato a 4 anni di carcere per abusi sulla nipotina 12enne.



ROMA (21 dicembre) – Ogni fine settimana subiva abusi dal nonno. E' stata la ragazzina, che oggi ha 12 anni, a confidarsi con le insegnanti a scuola. La preside dell'istituto ha convocato la madre della 12enne per raccontarle quanto stava accadendo e la donna ha subito denunciato l'uomo, che nel luglio scorso fu arrestato su ordine del pm Vincenzo Barba. Oggi l'uomo, Giulio M., 55 anni, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione dal giudice dell'udienza preliminare Luigi Fiasconaro, che non gli ha concesso alcuna attenuante. A sostenere l'accusa è stato Vincenzo Barba.

L'uomo non sarebbe stato nuovo ad attenzioni particolari nei confronti di donne che non fossero la moglie. La mamma della 12enne infatti riferì agli inquirenti che quando era fidanzata con il figlio dell'imputato, questi aveva cercato di toccarla e baciarla. Alle professoresse la 12enne raccontò che le violenze avvenivano dall'estate precedente e che il nonno si era raccomandato di non dire nulla a nessuno altrimenti «sarebbe successo un casino» e lei non avrebbe più potuto vedere il padre. I genitori della ragazzina sono infatti separati da undici anni e lei è affidata alla madre, trascorrendo spesso i fine settimana con il padre e i nonni paterni. La dodicenne riferì che gli abusi, palpeggiamenti ma non solo, si verificavano già da un anno ogni volta che andava a dormire dal padre, quando il nonno approfittava dei momenti in cui restava solo con la nipote perché il padre e la nonna uscivano di casa.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=85058&sez=HOME_ROMA

Un padre abusa della figlia di 6 anni. Arrestato.

Pescara, presunti abusi sulla figlia: arrestato
Avrebbe abusato della filglia di soli sei anni. Gli abusi sarebbero cominciati dopo la separazione dalla moglie. L'indagine è partita da una segnalazione dei servizi sociali ai quali si era rivolta la madre della bambina, preoccupata per alcuni suoi comportamenti strani
Un padre cinquantenne separato è stato arrestato a Pescara dai carabinieri per atti sessuali nei confronti della figlia di sei anni. L'arresto è stato disposto dalla magistratura nell'ambito di un'indagine avviata su segnalazione dei servizi sociali ai quali si era rivolta la madre della bambina, preoccupata per alcuni suoi comportamenti strani.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i fatti sarebbero accaduti nell'ultimo anno durante gli incontri concessi al padre con la figlia, dopo la separazione coniugale. I cambiamenti d'umore della bambina hanno indotto la madre a chiedere aiuto alle assistenti sociali le quali dai disegni e dai racconti della minore hanno rilevato probabili abusi sessuali. Il materiale è stato sottoposto all'attenzione di diversi specialisti che sono pervenuti alle stesse conclusioni.
(21 dicembre 2009)

http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/pescara-presunti-abusi-sulla-figlia:-arrestato/1810823

lunedì 21 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarty "ricercato" - "wanted". Quando la Legge smentisce se stessa

IL BAMBINO CONTESO
«Il pm sbaglia. La madre riporterà Liam»
Parla l’avvocato Girolamo Andrea Coffari difensore della mamma del bimbo di 8 anni affidato alla casa famiglia.
ROMA – «La mamma di Liam è pronta a riportare il figlio nella casa famiglia, ma è sconcertante la decisione del pm Eleonora Fini di consentire la pubblicazione della foto e delle generalità del bimbo. L’appello della polizia poi è una sorta di assurdo ‘wanted’». Così l’avvocato Girolamo Andrea Coffari, avvocato della madre del bimbo italo- americano di 8 anni scomparso da alcune settimane, interviene nella vicenda del piccolo Liam Gabriele McCarty, che il Tribunale dei minori aveva affidato il 18 novembre scorso a una casa famiglia dove però non è mai arrivato.
«Domani denunceremo al Csm e al ministro della Giustizia il giudice Iannello e il presidente del Tribunale dei minorenni Melita Cavallo - aggiunge il legale, che è anche presidente nazionale del Movimento per l’infanzia – . Il 18 novembre Liam fu sentito dai giudici e urlò loro che non voleva vedere il padre. Ci hanno detto che il bambino era stato manipolato, ma noi abbiamo accettato che il padre (denunciato dall’ex moglie per abusi sul figlio e poi prosciolto il Italia) possa vederlo nel l’ambito di un percorso terapeutico».
In attesa che il bimbo venga riconsegnato dalla madre, ricercata negli Usa dall’Fbi, la battaglia legale ricomincerà il 4 gennaio prossimo. «Depositeremo una nostra memoria davanti a un altro collegio del Tribunale dei minori e sarà il giudice a decidere la sorte del bambino». Sugli ultimi sviluppi della vicenda le polemiche non mancano. La presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, Alessandra Mussolini, ha annunciato che solleciterà «la task force della Farnesina che si occupa di bambini contesi. Diffondere foto di persone scomparse è ormai una metodologia d’indagine diffusa». Corrado Alvaro, garante regionale per la tutela dei minori, chiede invece di «evitare un trauma in più a un innocente».

venerdì 4 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarty fugge con sua madre

Venerdì 04 Dicembre 2009 di MARIDA LOMBARDO PIJOLA
ROMA – Sogni, progetti, futuro, niente più. E gli occhi di Leo che la guardano con l’aspettativa integrale dei bambini, e quel ditino che lui le punta addosso: «Non è che mi consegni, mamma? Restiamo sempre insieme, vero? Giura!». Leone, otto anni, è convinto che l’uomo nero sia alle porte, per portarlo via. Un po’ ha paura, «però non tantissimo: mi salva la mia mamma». E’ questo il mestiere delle mamme, no? Perciò nascondersi ancora, come ladri. Due settimane. La vita sospesa. Niente scuola. Soldi finiti. «Poveri ma insieme», ride Leo. Quanto può durare? E’ disperata, Manuela, ma sorride, dissimula, annuisce. Al parco, per vedere un’amica, i due fuggiaschi braccati dopo un decreto che dispone il collocamento di Leo in casa famiglia senza rapporti con la madre, (effetto di una feroce contesa col padre americano), divagano nell’ordinario gioco delle parti. Fammi giocare a biliardino, (ora vediamo), e giurami che a casa mi lasci al Nintendo (prima i compiti), e voglio i biscotti, il succo, la pizzetta, (non esagerare, ti fa male), e guarda il cane, se avremo una casa me lo prendi?
Due sguardi simmetrici si frugano, le labbra virano in un sorriso speculare. Sogni. Sintonie. Una casa, «io e mamma e basta – spiega Leo all’amica – e non c’entrano mio padre, gli assistenti sociali, i giudici, i carabinieri, e tutti quelli che promettono e poi non fanno niente, e vogliono farmi vedere “quello” anche se io piango fortissimo, e gli racconto le cose che mi ha fatto non mi credono, e dicono che era un brutto sogno. A me mi hanno stufato tutti, sai? Io voglio vivere normale con mia mamma, che vado a scuola mia, e vedo gli amici, e sto tranquillo, e nessuno mi prende per portarmi via. Io non sono un pacco». Un torrente. Radioso. Sorriso permanente. Il cronista lo guarda senza mai parlargli, è troppo piccolo per le interviste, e poi manca il permesso del tutore. Eccoli qua, i fuggiaschi, due gocce d’acqua, il sole che fa sbrilluccicare due chiome ricciolute d’oro e quattro pupille di cristallo, chiare come le idee di Leo: «Hanno scritto “rapito”, ma che sono matti? Questa qui è la mia mamma. Le ho chiesto di salvarmi, sennò mi portavano via. Un po’ severa, mia mamma, però neanche tanto. Adesso, per esempio, non mi vuol prendere “Star Wars” per via dei pugni, anche se è della Lego, figurati. Però mi fa un sacco di coccole. Sai che le coccole, se te le danno da piccolo, poi da grande le ridai?». Infatti: le salta sulle ginocchia, le braccia attorno al collo, le sussurra qualcosa, ride, corre via. Sembra sereno, miracolato da un’energia interiore che seleziona i dati, scartando il terrore come un brutto gioco inventato dai cattivi.
Chissà cos’ha capito, Leo, dell’incubo che intrappola la sua vita da quattro anni. Accusa il suo papà di abusi sessuali. Lui accusa la madre di manipolarlo. Nel dubbio, a entrambi viene sospesa la patria potestà. Leo in casa famiglia. Periti e magistrati divisi sulla sua attendibilità. Infine il padre prosciolto, il bimbo dai nonni materni. Incontri protetti con suo padre. Lui lo respinge, urlando. Attraverso la sua psicologa, chiede con un disegnino di vedere i magistrati, per spiegare perché non vuol vederlo. Quando se lo trova davanti a sorpresa in un’aula di Tribunale, viene travolto dal pianto dalla rabbia dal terrore. I magistrati dispongono che interrompa ogni rapporto con sua madre: sospettano che sia lei a condizionarlo. E allora casa famiglia, nuovamente. «C’è stato cinque mesi. Com’era ridotto…». Leo la interrompe: «Zitta, racconto io». Guarda l’amica di famiglia: «Sai che non mi facevano andare alle feste di scuola mia, e neanche più Aikido? Poi c’erano dei ragazzi grandi che mi davano i pugni e i calci e uno mi diceva ti apro col coltello, e mi hanno chiuso in una fogna che io urlavo e piangevo e per scappare mi sono tutto graffiato. E poi certe altre cose brutte..insomma.. Ma tanto mia mamma non mi ci fa andare questa volta. Vero?». Lei lotta con le lacrime, guardando il cielo. «Abbiamo aspettato per tre giorni che venissero a prenderlo. Mi sono presentata due volte dai carabinieri. Ho detto prendetelo, se è giusto, eccolo qui. Mi hanno detto di tornarmene a casa. Intanto Leo era atterrito, non mangiava, piangeva, si chiudeva a chiave, mi implorava portami via, scappiamo». E infine lei lo ha fatto. E ora si aggira come una nomade tra mille posti, mille dubbi, mille paure. «Non pensa che sarebbe giusto consegnarlo?». «Come faccio, ne morirebbe, si sentirebbe tradito anche da me».
Un bimbo strattonato tra sua madre e la legge. Luigi Cancrini, neuropsichiatra, direttore del Centro aiuto al bimbo maltrattato del Comune, che ha in cura Leo da due anni, è allarmatissimo. «Ha con sua madre un rapporto profondissimo, strapparlo a lei con un provvedimento così brutale lo distruggerebbe. Ho appena espresso tutta la mia preoccupazione in una lettera al presidente del Tribunale per i Minori». Leo è sull’orlo di un baratro. Bisogna ricucire la trama slabbrata del suo sistema di certezze, della sua fiducia negli adulti. «Ora mi fido di mamma e dei miei amici. Gaia no. Mi ha detto che con me non ci gioca perché non ho un papà. Ho detto che mia mamma vale per due. Per cento. Non come gli altri grandi, che vogliono separare i bambini dalle madri. Sembrano scemi, certe volte». Incrocia lo sguardo di sua madre. «Va beeene, scemi no. Cretini. Ok?».