lunedì 28 dicembre 2009

Abusi sessuali sugli alunni del doposcuola.


Abusi sessuali sugli alunni del doposcuola, i coniugi arrestati davanti al giudice
La coppia, 70 anni lui e 65 lei, incastrata dai racconti delle piccole vittime. Una decina i casi accertati .


LECCE - Sarà interrogata oggi, lunedì 28 dicembre, in carcere dal gip del Tribunale di Lecce Ercole Aprile la coppia di conviventi arrestata dai carabinieri la vigilia di Natale a Martano, un piccolo centro del Salento con l’accusa di aver abusato di alcuni minorenni, sia maschietti che femminucce, di scuole elementari e medie ai quali impartiva lezioni private. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm della Procura della Repubblica di Lecce Angela Rotondano, le vittime sarebbero state una decina e gli episodi si sarebbero verificati nell’istituto, comunque estraneo alla vicenda, concesso alla coppia per le lezioni.

LA VICENDA - L’uomo, settantenne, che avrebbe dovuto fare da bidello e in passato era finito sotto inchiesta per episodi analoghi quando lavorava in Sicilia, avrebbe violentato i minorenni o in altri casi li avrebbe palpeggiati o costretti a denudarsi. La donna, maestra in pensione di 65 anni, avrebbe assistito al tutto senza far nulla per impedire le violenze. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno sentito non solo le presunte vittime ma anche gli altri studenti che frequentavano il doposcuola privato. Le audizioni sono state fatte nel Centro di prevenzione abuso e maltrattamento minori (Cepam) della Asl di Lecce; i ragazzi avrebbero confermato gli abusi. Per questo motivo già da diverse settimane i genitori dei piccoli studenti avevano ritirato i loro figli dal doposcuola, mentre le famiglie erano state supportate da assistenti sociali e psicologi per far superare ai piccoli la terribile esperienza.

L'INDAGINE - L’inchiesta della Procura è stata avviata a fine agosto scorso, quando è giunta la prima denuncia da parte dei genitori di un bambino. Questi, ascoltando in casa un Tg televisivo e sentendo parlare di abusi sessuali nei confronti di altri bambini, aveva confessato alla sorella maggiore che qualcosa di simile accadeva anche a lui. Così l’inchiesta si è allargata e alla fine si è scoperto che le vittime degli abusi sarebbero state una decina. Nel piccolo centro salentino le voci su qualcosa di strano e terribile che accadeva in quell’istituto durante le lezioni di doposcuola privato si sono diffuse in breve tempo. Ai primi di dicembre si era saputo che la coppia di conviventi era iscritta nel registro degli indagati della Procura di Lecce. I racconti dei bimbi e dei ragazzini che frequentavano il doposcuola hanno fatto sì che nei confronti della coppia scattasse il provvedimento di arresto.

R. W.
28 dicembre 2009

martedì 22 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarty - "Nuoce al bambino la diffusione della foto"

(DIRE) Roma, 19 dic. - Il pm Eleonora Fini, che ha disposto la diffusione della foto del piccolo Liam Gabriele McCarty, portato via dalla madre dalla casa famiglia dove era in custodia a Roma, "sta facendo una drammatizzazione inutile della situazione, che fa male al bambino, lo mette a rischio e non ne rispetta i diritti". È quanto afferma Andrea Coffari, avvocato della madre di Liam (che al momento si e' resa irreperibile) e presidente nazionale del Movimento per l'Infanzia. "Il 18 novembre- riassume l'avvocato- il Tribunale dei minori aveva preso una decisione scellerata: mandare il bambino in casa famiglia senza consentire alla madre di vederlo. Una decisione talmente sbagliata che subito dopo e' cambiato il collegio giudicante. Al nuovo collegio abbiamo chiesto di rivedere l'ordinanza, che e' provvisiora.

I giudici hanno dato tempo fino al 4 gennaio per presentare le memorie, poi ci sara' la decisione finale. La mamma si e' resa disponibile ad andare in casa famiglia con il bambino, siamo prossimi alla soluzione- continua accorato l'avvocato- diffondere la foto di Liam significa solo drammatizzare una situazione gia' delicata, mettere a rischio il bimbo e la mamma". La donna, comunque, nel frattempo si e' resa irreperibile, portando con se' il bambino: di fatto sta violando l'ordinanza dei giudici, e' nell'illegalita'. "Ma lo ha fatto per paura- assicura l'avvocato- capita in molti casi che, in attesa della decisione finale del Tribunale, un genitore faccia resistenza e si renda irreperibile". "La mia assistita- prosegue l'avvocato Coffari- aggiunge per stato di necessita', in base all'articolo 54 del codice penale. Lo stato di necessita' e' un'esimente". L'avvocato dice, poi:"Avevo scongiurato il pm di non diffondere la foto, non era mai capitato in Italia un caso del genere, stanno trattando il bambino come carne da macello, si mette in grave difficolta' la mamma e in pericolo il bimbo". Coffari non lo dice chiaramente ma la paura e' che scatti la caccia alla strega, che parta la gara alla segnalazione del bimbo. "Puo' succedere di tutto- chiude il legale- comunque resta la mia fiducia nei confronti del Tribunale dei minori che si esprimera' a gennaio". (21 DICEMBRE 2009 Ami/ Dire)

Nonno abusa della nipote. Condannato.

Nonno condannato a 4 anni di carcere per abusi sulla nipotina 12enne.



ROMA (21 dicembre) – Ogni fine settimana subiva abusi dal nonno. E' stata la ragazzina, che oggi ha 12 anni, a confidarsi con le insegnanti a scuola. La preside dell'istituto ha convocato la madre della 12enne per raccontarle quanto stava accadendo e la donna ha subito denunciato l'uomo, che nel luglio scorso fu arrestato su ordine del pm Vincenzo Barba. Oggi l'uomo, Giulio M., 55 anni, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione dal giudice dell'udienza preliminare Luigi Fiasconaro, che non gli ha concesso alcuna attenuante. A sostenere l'accusa è stato Vincenzo Barba.

L'uomo non sarebbe stato nuovo ad attenzioni particolari nei confronti di donne che non fossero la moglie. La mamma della 12enne infatti riferì agli inquirenti che quando era fidanzata con il figlio dell'imputato, questi aveva cercato di toccarla e baciarla. Alle professoresse la 12enne raccontò che le violenze avvenivano dall'estate precedente e che il nonno si era raccomandato di non dire nulla a nessuno altrimenti «sarebbe successo un casino» e lei non avrebbe più potuto vedere il padre. I genitori della ragazzina sono infatti separati da undici anni e lei è affidata alla madre, trascorrendo spesso i fine settimana con il padre e i nonni paterni. La dodicenne riferì che gli abusi, palpeggiamenti ma non solo, si verificavano già da un anno ogni volta che andava a dormire dal padre, quando il nonno approfittava dei momenti in cui restava solo con la nipote perché il padre e la nonna uscivano di casa.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=85058&sez=HOME_ROMA

Un padre abusa della figlia di 6 anni. Arrestato.

Pescara, presunti abusi sulla figlia: arrestato
Avrebbe abusato della filglia di soli sei anni. Gli abusi sarebbero cominciati dopo la separazione dalla moglie. L'indagine è partita da una segnalazione dei servizi sociali ai quali si era rivolta la madre della bambina, preoccupata per alcuni suoi comportamenti strani
Un padre cinquantenne separato è stato arrestato a Pescara dai carabinieri per atti sessuali nei confronti della figlia di sei anni. L'arresto è stato disposto dalla magistratura nell'ambito di un'indagine avviata su segnalazione dei servizi sociali ai quali si era rivolta la madre della bambina, preoccupata per alcuni suoi comportamenti strani.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i fatti sarebbero accaduti nell'ultimo anno durante gli incontri concessi al padre con la figlia, dopo la separazione coniugale. I cambiamenti d'umore della bambina hanno indotto la madre a chiedere aiuto alle assistenti sociali le quali dai disegni e dai racconti della minore hanno rilevato probabili abusi sessuali. Il materiale è stato sottoposto all'attenzione di diversi specialisti che sono pervenuti alle stesse conclusioni.
(21 dicembre 2009)

http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/pescara-presunti-abusi-sulla-figlia:-arrestato/1810823

lunedì 21 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarty "ricercato" - "wanted". Quando la Legge smentisce se stessa

IL BAMBINO CONTESO
«Il pm sbaglia. La madre riporterà Liam»
Parla l’avvocato Girolamo Andrea Coffari difensore della mamma del bimbo di 8 anni affidato alla casa famiglia.
ROMA – «La mamma di Liam è pronta a riportare il figlio nella casa famiglia, ma è sconcertante la decisione del pm Eleonora Fini di consentire la pubblicazione della foto e delle generalità del bimbo. L’appello della polizia poi è una sorta di assurdo ‘wanted’». Così l’avvocato Girolamo Andrea Coffari, avvocato della madre del bimbo italo- americano di 8 anni scomparso da alcune settimane, interviene nella vicenda del piccolo Liam Gabriele McCarty, che il Tribunale dei minori aveva affidato il 18 novembre scorso a una casa famiglia dove però non è mai arrivato.
«Domani denunceremo al Csm e al ministro della Giustizia il giudice Iannello e il presidente del Tribunale dei minorenni Melita Cavallo - aggiunge il legale, che è anche presidente nazionale del Movimento per l’infanzia – . Il 18 novembre Liam fu sentito dai giudici e urlò loro che non voleva vedere il padre. Ci hanno detto che il bambino era stato manipolato, ma noi abbiamo accettato che il padre (denunciato dall’ex moglie per abusi sul figlio e poi prosciolto il Italia) possa vederlo nel l’ambito di un percorso terapeutico».
In attesa che il bimbo venga riconsegnato dalla madre, ricercata negli Usa dall’Fbi, la battaglia legale ricomincerà il 4 gennaio prossimo. «Depositeremo una nostra memoria davanti a un altro collegio del Tribunale dei minori e sarà il giudice a decidere la sorte del bambino». Sugli ultimi sviluppi della vicenda le polemiche non mancano. La presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, Alessandra Mussolini, ha annunciato che solleciterà «la task force della Farnesina che si occupa di bambini contesi. Diffondere foto di persone scomparse è ormai una metodologia d’indagine diffusa». Corrado Alvaro, garante regionale per la tutela dei minori, chiede invece di «evitare un trauma in più a un innocente».

venerdì 4 dicembre 2009

Liam Gabriele McCarty fugge con sua madre

Venerdì 04 Dicembre 2009 di MARIDA LOMBARDO PIJOLA
ROMA – Sogni, progetti, futuro, niente più. E gli occhi di Leo che la guardano con l’aspettativa integrale dei bambini, e quel ditino che lui le punta addosso: «Non è che mi consegni, mamma? Restiamo sempre insieme, vero? Giura!». Leone, otto anni, è convinto che l’uomo nero sia alle porte, per portarlo via. Un po’ ha paura, «però non tantissimo: mi salva la mia mamma». E’ questo il mestiere delle mamme, no? Perciò nascondersi ancora, come ladri. Due settimane. La vita sospesa. Niente scuola. Soldi finiti. «Poveri ma insieme», ride Leo. Quanto può durare? E’ disperata, Manuela, ma sorride, dissimula, annuisce. Al parco, per vedere un’amica, i due fuggiaschi braccati dopo un decreto che dispone il collocamento di Leo in casa famiglia senza rapporti con la madre, (effetto di una feroce contesa col padre americano), divagano nell’ordinario gioco delle parti. Fammi giocare a biliardino, (ora vediamo), e giurami che a casa mi lasci al Nintendo (prima i compiti), e voglio i biscotti, il succo, la pizzetta, (non esagerare, ti fa male), e guarda il cane, se avremo una casa me lo prendi?
Due sguardi simmetrici si frugano, le labbra virano in un sorriso speculare. Sogni. Sintonie. Una casa, «io e mamma e basta – spiega Leo all’amica – e non c’entrano mio padre, gli assistenti sociali, i giudici, i carabinieri, e tutti quelli che promettono e poi non fanno niente, e vogliono farmi vedere “quello” anche se io piango fortissimo, e gli racconto le cose che mi ha fatto non mi credono, e dicono che era un brutto sogno. A me mi hanno stufato tutti, sai? Io voglio vivere normale con mia mamma, che vado a scuola mia, e vedo gli amici, e sto tranquillo, e nessuno mi prende per portarmi via. Io non sono un pacco». Un torrente. Radioso. Sorriso permanente. Il cronista lo guarda senza mai parlargli, è troppo piccolo per le interviste, e poi manca il permesso del tutore. Eccoli qua, i fuggiaschi, due gocce d’acqua, il sole che fa sbrilluccicare due chiome ricciolute d’oro e quattro pupille di cristallo, chiare come le idee di Leo: «Hanno scritto “rapito”, ma che sono matti? Questa qui è la mia mamma. Le ho chiesto di salvarmi, sennò mi portavano via. Un po’ severa, mia mamma, però neanche tanto. Adesso, per esempio, non mi vuol prendere “Star Wars” per via dei pugni, anche se è della Lego, figurati. Però mi fa un sacco di coccole. Sai che le coccole, se te le danno da piccolo, poi da grande le ridai?». Infatti: le salta sulle ginocchia, le braccia attorno al collo, le sussurra qualcosa, ride, corre via. Sembra sereno, miracolato da un’energia interiore che seleziona i dati, scartando il terrore come un brutto gioco inventato dai cattivi.
Chissà cos’ha capito, Leo, dell’incubo che intrappola la sua vita da quattro anni. Accusa il suo papà di abusi sessuali. Lui accusa la madre di manipolarlo. Nel dubbio, a entrambi viene sospesa la patria potestà. Leo in casa famiglia. Periti e magistrati divisi sulla sua attendibilità. Infine il padre prosciolto, il bimbo dai nonni materni. Incontri protetti con suo padre. Lui lo respinge, urlando. Attraverso la sua psicologa, chiede con un disegnino di vedere i magistrati, per spiegare perché non vuol vederlo. Quando se lo trova davanti a sorpresa in un’aula di Tribunale, viene travolto dal pianto dalla rabbia dal terrore. I magistrati dispongono che interrompa ogni rapporto con sua madre: sospettano che sia lei a condizionarlo. E allora casa famiglia, nuovamente. «C’è stato cinque mesi. Com’era ridotto…». Leo la interrompe: «Zitta, racconto io». Guarda l’amica di famiglia: «Sai che non mi facevano andare alle feste di scuola mia, e neanche più Aikido? Poi c’erano dei ragazzi grandi che mi davano i pugni e i calci e uno mi diceva ti apro col coltello, e mi hanno chiuso in una fogna che io urlavo e piangevo e per scappare mi sono tutto graffiato. E poi certe altre cose brutte..insomma.. Ma tanto mia mamma non mi ci fa andare questa volta. Vero?». Lei lotta con le lacrime, guardando il cielo. «Abbiamo aspettato per tre giorni che venissero a prenderlo. Mi sono presentata due volte dai carabinieri. Ho detto prendetelo, se è giusto, eccolo qui. Mi hanno detto di tornarmene a casa. Intanto Leo era atterrito, non mangiava, piangeva, si chiudeva a chiave, mi implorava portami via, scappiamo». E infine lei lo ha fatto. E ora si aggira come una nomade tra mille posti, mille dubbi, mille paure. «Non pensa che sarebbe giusto consegnarlo?». «Come faccio, ne morirebbe, si sentirebbe tradito anche da me».
Un bimbo strattonato tra sua madre e la legge. Luigi Cancrini, neuropsichiatra, direttore del Centro aiuto al bimbo maltrattato del Comune, che ha in cura Leo da due anni, è allarmatissimo. «Ha con sua madre un rapporto profondissimo, strapparlo a lei con un provvedimento così brutale lo distruggerebbe. Ho appena espresso tutta la mia preoccupazione in una lettera al presidente del Tribunale per i Minori». Leo è sull’orlo di un baratro. Bisogna ricucire la trama slabbrata del suo sistema di certezze, della sua fiducia negli adulti. «Ora mi fido di mamma e dei miei amici. Gaia no. Mi ha detto che con me non ci gioca perché non ho un papà. Ho detto che mia mamma vale per due. Per cento. Non come gli altri grandi, che vogliono separare i bambini dalle madri. Sembrano scemi, certe volte». Incrocia lo sguardo di sua madre. «Va beeene, scemi no. Cretini. Ok?».

domenica 29 novembre 2009

Liam Gabriele McCarty, conteso tra l'italia e l'america, urla il suo dolore

Il Messaggero – Sabato 28 Novembre 2009 Sezione Interni Pagina 13
di MARIDA LOMBARDO PIJOLA

ROMA- La braccano per toglierle il figlio di otto anni che nasconde. Manuela sa che la legge non sempre ha ragioni simmetriche a quelle dei sentimenti della gente. Sa che i Carabinieri li stanno cercando dappertutto, lei e suo figlio, e le sarà sempre più difficile rassicurare Leo, nella bolla dove vive in simbiosi con lei come nel ventre, come sempre. «Mi dice: ”mamma, non lasciare che mi prendano, non voglio tornare in casa famiglia, non voglio vedere mio padre, io gliel’ho urlato pure l’altro giorno a quei signori con la toga, gli ho raccontato le cose brutte che mi ha fatto, perché non mi ascoltano, perché non mi credono?”. Non so che rispondergli».
E allora vorrebbe urlare anche lei, come Leone ha fatto la settimana scorsa, quando ha visto suo padre in Tribunale, e come fa invariabilmente tutte le volte che lo costringono a incontrarlo, e allora piange, si sbatte per terra o contro i muri, lo accusa, lo insulta, moltiplica l’energia del suo fiato di bimbo per gridare, con una coerenza inflessibile, struggente, disperata: «vattene mi fai schifo lasciatemi in pace perché non mi credete voglio tornare a casa mia». Manuela invece no, non urla. Racconta lentamente, dissimulando il dolore il terrore l’ansia in un registro di voce tranquillo, come se fosse una storia capitata ad altri, non a lei. Nel luogo dove nasconde il suo bambino, al sicuro dall’infierire scomposto dei torti e delle ragioni degli adulti, Leone gioca e fa i compiti e guarda i cartoni, ma poi ogni tanto è scosso da un soprassalto di memoria. Guarda sua madre con quel suo sguardo vivo e lucido, da grande, e chiede: «Perché fanno questo a un bambino? Perché ci vogliono separare? Perché mi vogliono chiudere in quel posto dove mi fanno del male?» In casa famiglia Leone è già stato cinque mesi, ed tornato scosso magro sporco ammalato, e ha raccontato di violenze e molestie, e di ragazzi che avevano il doppio dei suoi anni. E’ solo una sequenza dell’incubo di Leo, bimbo conteso tra Manuela, romana, già conduttrice di programmi per bambini e producer in Rai, che accusa il padre di averne abusato sessualmente, e Mike, grafico, americano, che accusa la madre di averlo rapito e di manipolarlo per sottrarlo a lui. Leone, nome inventato da lui stesso a beneficio del cronista, «perché il leone, dice mio figlio, è simbolo di forza interiore». Da quattro anni, il piccolo leone affronta con grinta una vita vulnerata, vessata da una feroce vicenda giudiziaria tra gli Usa e l’Italia. Negli Stati Uniti Leone è famoso, per via di una campagna mediatica promossa da suo padre tra networks, giornali, video, duecento siti web che pubblicano foto e nome del bambino, al grido: salviamo Leone, rapito da sua madre.
Salviamolo, già, ma da che cosa? «Il bimbo ha un legame positivo, sano, forte, intenso con la mamma, unico riferimento sicuro della sua vita. Toglierlo a lei è come strappare un albero dalla sua terra: muore», assicura il neuropsichiatra infantile Luigi Cancrini, che ha in cura Leo da due anni. «E’ lucido, credibile, intelligentissimo. E’ certo di aver subito abusi. A prescindere dal merito processuale della vicenda, costringerlo a vedere il padre è una violenza». Una storia violenta, dal principio. Un matrimonio finito male, una gravidanza fuori tempo, e Manuela torna in Italia per partorire. «Anche se Mike non si faceva quasi mai vedere, e non pagava gli alimenti, sono tornata a vivere negli Usa: volevo che mio figlio crescesse con un padre». E adesso il racconto si spezza nei singhiozzi. «Quando autorizzano gli incontri con pernottamento, Leone torna pieno di lividi, sembra impazzito, manipola le sue parti intime, fa pipì a letto, piange, non dorme, non vuol vedere il padre. Infine racconta di strane foto, strani video, strani giochi». Alcuni psicologi ipotizzano abusi sessuali. Manuela, disperata, torna in Italia col bambino, e denuncia l’ex marito. Lui accusa lei di rapimento. Un successivo intrigo giudiziario, tre perizie, due che ritengono verosimili le accuse di Leone e un’altra no, esperti e magistrati divisi tra la tesi della credibilità del bimbo e quella di un suo condizionamento da parte della madre. Nel dubbio, il Tribunale toglie a entrambi i genitori la patria potestà. Infine Mike prosciolto: potrà avere incontri protetti con il figlio. Ma il figlio lo rifiuta. Dopo la prima esperienza traumatica in casa famiglia, il bimbo viene collocato dai nonni materni. Chiede di non vedere più suo padre. Di stare con sua madre. Di spiegare le sue ragioni a un magistrato.
Racconta Mario Occhipinti, legale di Manuela. «Lo hanno convocato senza avvertici. Si è trovato davanti suo padre senza la nostra assistenza, senza essere stato preparato. Ha pianto, ha urlato. Non hanno trovato di meglio che disporne l’immediato collocamento in casa famiglia e il divieto di rapporti con la madre e i nonni. Ho ricusato i giudici. E li denunceremo al Csm». «Non ho mai visto una così crudele violazione del diritto all’ascolto e al rispetto dei bambini», s’indigna Andrea Coffari, presidente del Movimento per l’Infanzia, che si è associato alla difesa di Manuela. «Il bimbo è sparito, è in corso un’indagine della Procura: nessun commento», dice Roberta Ceschini, legale di Mike. Intanto il piccolo leone si attrezza per difendersi da solo. Una lettera a Napolitano e Berlusconi. «Voglio una vita normale, ed essere lasciato in pace con mia mamma, e che mio padre mi lasci stare. Aiutami». Anche se gli adulti non gli credono, lui non ha ancora smesso di credere in loro.
LINK ARTICOLO ORIGINALE DIRE-MINORI
BIMBO CONTESO, LA MADRE: “BASTA VIOLENZE SU MIO FIGLIO”
BATTAGLIA COL PADRE AMERICANO. DRAMMATICA UDIENZA IN TRIBUNALE.
(DIRE – Notiziario Minori) Roma, 25 nov. – In occasione della giornata dedicata ai diritti dei minori, “il Tribunale per i minorenni di Roma convoca LGM, il bambino di otto anni conteso fra l’Italia e gli Stati Uniti e noto alle cronache americane con ampi servizi su Fox e Cbs. Qui, nonostante i pianti e le urla disperate del minore, confermate da testimoni presenti all’accaduto, il giudice obbliga LGM a vedere il padre non tenendo in alcuna considerazione l’evidente stato di choc del minore. Testimoni dell’accaduto affermano di avere sentito le urla e i pianti fin nei corridoi del Tribunale: una scena d’altri tempi”. E’ quanto si legge in una nota di Manuela Antonelli, la mamma del bambino conteso, e dei suoi legali. “Questo e’ il diritto all’ascolto sancito dalla Convenzione internazionale di New York applicato da alcuni giudici del Tribunale per i minorenni di Roma- si sottolinea nella nota-. Il bambino motiva l’inutile e disperato tentativo di sottrarsi alla vista del padre con il ricordo di passate violenze sessuali e il giudice, anziche’ approfondire tali gravissime affermazioni, decide di portare LGM nuovamente in casa famiglia, vietando inspiegabilmente il rapporto fra la madre, i parenti della madre e il minore. Tale incredibile decisione e’ stata presa contro il parere del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che consigliava il collocamento del minore presso la madre e nonostante una approfondita consulenza tecnica disposta dallo stesso Tribunale dove si legge che ‘il bambino ha bisogno della madre e sconsiglia di tenerlo stabilmente separato dalla stessa’”. Il padre del bambino e’ americano “e violando tutte le elementari regole di rispetto e privacy ha attivato su Internet una campagna di disinformazione e denigrazione della madre e della giustizia italiana, in numerosi siti, oltre all’esatta indicazione del nome e cognome del figlio ha inserito filmati che lo ritraggono senza alcuna precauzione. I commenti americani sui siti e su youtube sono desolanti: in uno di questi si legge “non comprate nulla dall’Italia e non andateci in vacanza, l’Italia e’ peggio dell’Iran”. I legali della madre, la signora Antonelli, hanno ricusato il giudice che ha firmato l’ordinanza e annunciano reclamo presso la Corte d’Appello e un esposto al Consiglio superiore della Magistratura. “Il bambino non vuole tornare in casa famiglia, dove ha dichiarato, in sede di consulenza tecnica d’ufficio, di avere subito atti di bullismo da parte di bambini piu’ grandi. Lo si portera’ via con la forza? Si fara’ violenza a un bambino che urla la sua disperazione costringendolo a separarsi dalla madre? Ci sono pressioni esterne che stanno condizionando i giudici?”. La madre “rompe il silenzio e chiede aiuto ai media italiani perche’ si occupino con spirito di verita’ e nel rispetto dei diritti dei bambini di questa terribile vicenda, chiedendo pero’ di non diffondere immagini e il nome di suo figlio. La madre chiede aiuto a tutte le associazioni che in Italia si occupano della tutela dei minori perche’ a suo figlio non sia fatta ancora violenza”. (Wel/ Dire)

Don Ruggero Conti - Non posso satre in carcere, sono malato.

Don Ruggero contro i giudici: «Malato, ma in carcere»
Udienza movimenta, giovedì pomeriggio, al processo contro don Ruggero Conti. Il parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima di Selva Candida, finito in carcere il 30 giugno del 2008 con l’accusa di aver abusato sette ragazzini che frequentavano la sua chiesa, si è sentito male in aula, come era accaduto nel corso dell’udienza precedente. Proprio nel giorno in cui il suo legale, Fabio Marini, ha presentato in Procura un esposto in cui il religioso denuncia i giudici che si sono occupati della sua vicenda dal 7 agosto del 2009 sino al 24 novembre del 2009.
Secondo il prete si ostinerebbero a tenerlo in carcere, dove è tornato lo scorso marzo dopo un periodo agli arresti domiciliari per effetto del decreto legge sulla sicurezza, nonostante sia stato dichiarato dai medici del carcere di Regina Coeli «incompatibile con la detenzione» a causa di una grave ipertensione. Anche giovedì, prima che i giudici cominciassero ad ascoltare la testimonianza di due dei giovani che l’accusano, la pressione di don Ruggero è saltata alle stelle, tanto da costringerlo ad abbandonare l’aula. Il processo è andato avanti lo stesso e il giudice ha disposto che il religioso fosse ricoverato in una struttura sanitaria protetta di Viterbo. Le due presunte vittime degli abusi hanno sostanzialmente confermato le accuse.
Nella denuncia il religioso ripercorre la sua «storia carceraria». È luglio scorso quando due periti nominati dal Tribunale lo visitano e stabiliscono che soltanto il suo ritorno ai domiciliari avrebbe scongiurato il rischio di ulteriori complicanze, ecludendo il ricovero presso strutture cliniche penitenziarie. Il 19 agosto, su richiesta del Tribunale, è il carcere stesso a dire che il detenuto non poteva più rimanere in cella. Ciò nononstante i giudici dispongono il ricovero di don Ruggero presso una struttura ospedaliera. Il 22 agosto il prete viene portato all’ospedale Santo Spirito. E anche qui il responso è lo stesso: incompatibilità con l’isolamento e la permanenza in condizioni di restrizione a causa di un persistente stato depressivo. Due giorni più tardi don Ruggero viene trasferito e visitato nel reparto di medicina protetta del Pertini. Nella loro relazione i medici segnalano la necessità che fosse trasferito. Lì rimane fino ad ottobre quando, si legge nella denuncia, senza che il suo quadro clinico fosse migliorato, il religioso torna a Regina Coeli. Nella denuncia il prete chiede l’acquisizione e il sequestro delle cartelle cliniche e di valutare il comportamento dei giudici che hanno trattato il suo caso.
Secondo il pm Francesco Scavo il sacerdote avrebbe abusato tra il ’98 e il 2008 di sette ragazzini che gli erano stati affidati durante i campi scuola o le vacanze.
IlGiornale

domenica 15 novembre 2009

Asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio: sono cinque rinvii a giudizio

La procura di Tivoli ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque indagati coinvolti nell’inchiesta sui presunti abusi compiuti ai danni di 21 bambini della scuola materna “Olga Rovere” di Rignano Flaminio. A rischiare il processo sono le insegnanti Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, la bidella Cristina Lunerti e l’autore televisivo Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio.
Gli accertamenti sulla materna “Olga Rovere” sono iniziati nel 2006, con una una mamma che notò “strani” comportamenti nella figlia. L’atto è stato firmato dal pm Marco Mansi e dal procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy. La procura aveva chiesto l’archiviazione, accolta dal gip, per un’altra maestra, Assunta Pisani, e per il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva. Le indagini si sono chiuse il 13 gennaio scorso.
Il pm della procura di Tivoli, Marco Mansi, aveva chiesto l’archiviazione anche per la bidella Lunerti, ma in accoglimento della opposizione di alcune parti civili, il gip aveva disposto per quest’ultima l’imputazione coatta. Pesanti i reati contestati dal pm Mansi ai cinque indagati: atti osceni, maltrattamenti verso minori, sottrazione di persona incapace, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata dalla minore eta’ delle vittime, corruzione di minori, atti contrari alla pubblica decenza.
I difensori dei quattro hanno ora 20 giorni di tempo per chiedere l’audizione dei loro assistiti o per depositare note e memorie. L’inchiesta giudiziaria, partita sulla base di alcune denunce dei genitori di bambini, prende in esame fatti cominciati nel 2001, per una bambina, e proseguiti per gli altri 20 alunni tra il 2005 ed il 2006. I cinque indagati furono arrestati il 24 aprile del 2007 con un blitz dei carabinieri. La vicenda destò molto scalpore e l’opinione pubblica si divise in innocentisti e colpevolisti. Il Riesame demolì l’inchiesta con un clamoroso dispositivo il 10 maggio del 2007 che scarcerò gli indagati definendo le accuse deboli e quelle fatte dai bambini sentiti dagli inquirenti influenzati dalle ”forti pressioni” dei genitori.
Poi cominciò nell’estate del 2007 il lungo incidente probatorio nella procura di Tivoli, quando furono sentiti alla presenza di psicologi dal gip Elvira Tamburelli, decine di bambini. Ora l’ultimo atto dell’indagine con l’esame delle accuse da parte del gip e un processo che si profila lungo e contraddittorio.
L’avvocato di un’indagata: “Processo sarà devastante per i bimbi”
“Sarà un processo, se il gup non avrà il coraggio di cambiare idea sulle decisioni dell’ufficio della procura, lungo, faticoso e devastante soprattutto per i bambini”. Così l’avvocato Giosuè Bruno Naso, legale della maestra Silvana Magalotti, commenta la decisione della richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati della vicenda sui presunti abusi sessuali sugli ex alunni della materna Olga Rovere. “Non posso dire che si tratta di una decisione che ci coglie di sorpresa – aggiunge ironicamente l’avvocato Naso – era un epilogo prevedibile di una vicenda per certi versi grottesca”.
Legale delle famiglie: “Decisione attesa”
“E’ una decisione che che non ci coglie di sorpresa dati gli esiti dell’incidente probatorio”. Questo il commento degli avvocati Franco Merlino e Antonio Cardamone, legali di alcune delle famiglie delle vittime dei presunti abusi sessuali, ex alunni della scuola materna di Rignano Flaminio. “Ora spetterà al giudice dell’udienza preliminare – aggiungono i due avvocati – valutare se l’impostazione accusatoria abbia ottenuto idonei riscontri in grado di sostenere le accuse nel probabile giudizio dibattimentale”.

sabato 14 novembre 2009

Asilo Rignano Flaminio: processare gli indagati

Rignano: pm, processare indagati. Respinte le eccezioni preliminari proposte dalle difese.
(ANSA)- ROMA, 14 NOV- Rinvio a giudizio per tutti gli indagati per i presunti abusi sessuali che avrebbero coinvolto 21 bambini della scuola di Rignano Flaminio. E’ la richiesta formalizzata al Gup dal Pm di Tivoli. Per il rappresentante dell’accusa, ci sono elementi sufficienti per arrivare al vaglio processuale. Fissata al 15 gennaio la prossima udienza. Il Gup ha respinto tutte le eccezioni preliminari proposte dalle difese.

CASO RIGNANO: LEGALE MAESTRA, RICHIESTA RINVIO A GIUDIZIO FONDATA SUL NULLA/RPT

Roma, 14 nov. – (Adnkronos) – ”Il Gup non avra’ il coraggio di smentire cosi’ clamorosamente l’operato della Procura e del suo ufficio. Credo che saremo rinviati a giudizio. Affronteremo il processo che sara’ devastante per le famiglie dei bambini e per gli indagati: fra due anni saranno tutti assolti perche’ sul nulla non si possono costruire le sentenze di condanna”. Cosi’ l’avvocato Giosue’ Bruno Naso, legale di Silvana **Magalotti**, una delle maestre indagate nell’inchiesta sul caso Rignano, commenta all’ADNKRONOS la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm di Tivoli per tutti gli indagati.
”La richiesta di rinvio a giudizio del pm non ci ha sorpreso – spiega il legale – E’ stato un intervento molto deludente, elusivo di tutti i temi sollevati nel processo dalle ordinanze sia del Tribunale del Riesame che della Corte di Cassazione”. Secondo Naso ‘’si continua pervicacemente a sostenere le ragioni della prima ora e cioe’ che i bambini avrebbero manifestato sintomi di abusi e che questi non possano essere avvenuti in altro luogo che nella scuola di Rignano. Poiche’ il pm non ha altre spiegazioni di questi abusi, che lui da’ per scontati, gioco froza devono essere avvenuti nella scuola: fatti da chi non e’ un porblema che lo affligge piu’ di tanto”.

mercoledì 28 ottobre 2009

Don Ruggero Conti: quando sente i testimoni in tribunale, lui si sente male.

L’ex parroco ha avuto una crisi ipertensiva dopo le dichiarazioni di un giovane all’epoca tredicenne
ROMA (27 ottobre) – Non ha retto alla tensione e si è sentito male in aula dopo le accuse di una sua presunta vittima chiamata a testimoniare. Per don Ruggero Conti, l’ex parroco romano della parrocchia di Maria Santissima a Selva Candida, imputato di atti sessuali con minorenni è stato chiamato il medico mentre era comparso in udienza davanti alla sesta sezione del Tribunale penale di Roma.
Il dibattimento, che da oggi si svolge a porte chiuse (erano numerosi anche stavolta i «fan» di don Ruggero, una cinquantina tra giovani e genitori che rivendicano l’innocenza del loro ex parroco), prevedeva la testimonianza delle prime quattro delle otto presunte vittime di abusi sessuali: sono sette i giovani, all’epoca dei fatti tra i 13 e 14 anni, oggetto delle attenzioni e delle violenze che don Ruggero avrebbe commesso.
L’ex parroco ha accusato una crisi ipertensiva al termine della lunga testimonianza (oltre quattro ore) di un giovane di 21 anni, all’epoca dei fatti tredicenne, che ha raccontato di aver dovuto subire rapporti orali dall’ex parroco sia nella sua abitazione, sia durante un campo estivo a Trentino. Il giovane, che ha preteso di essere coperto da un paravento durante la testimonianza per non incrociare lo sguardo del prete, ha anche ribadito che una segnalazione dei presunti abusi commessi da don Ruggero sarebbe stata fatta alla segreteria dell’allora vescovo della diocesi, Monsignor Gino Reali, citato come testimone dal pm Francesco Scavo. Il parroco, tornato in carcere nei mesi scorsi dopo il cosiddetto decreto «antistupri», non ha retto alla tensione e l’udienza è stata aggiornata al 26 novembre.

sabato 21 febbraio 2009

Asilo Vallo della Lucania: il processo per abusi su 27 bambini

Salerno, abusi sessuali su 27 bambini processo alla suora dell’asilo
SALERNO (17 febbraio) – È stata rinviata a giudizio per abusi sessuali suor Soledad Bazan Verde. La suora ventiseienne, originaria del Perù, era stata arrestata nel giugno del 2006 con l’accusa di aver abusato sessualmente di una quindicina di bambini che frequentavano l’asilo «Santa Teresa» di Vallo della Lucania, nel salernitano, gestito da religiose. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Vallo della Lucania, dottoressa Lariccia, oggi ha accolto la richiesta del pubblico ministero Alfredo Greco disponendo il rinvio a giudizio della suora. L’avvio del processo è stato fissato per il prossimo 15 ottobre. Suor Soledad era stata arrestata a Roma mentre era insieme alle consorelle dell’Ordine delle Ancelle di Santa Teresa del Bambin Gesù e si accingeva a partire per trascorrere un periodo con la sua famiglia in Perù. Il suo arresto aveva destato sconcerto a Vallo Della Lucania. L’arresto era scattato dopo che alcuni alunni dell’asilo avevano cominciato a raccontare alle mamme delle strane lezioni tenute da suor Soledad che era arrivata in Italia dal sudamerica nel 2001.
Suor Soledad va a giudizio.
La religiosa di origine peruviana che prestava servizio nell’asilo di Vallo della Lucania dal 15 ottobre prossimo dovrà comparire dinanzi al tribunale di Vallo della Lucania con l’accusa di abusi e violenze sessuali nei confronti di 27 bambini. Il rinvio a giudizio è arrivato ieri pomeriggio dopo circa sei ore di udienza. Il gip Lariccia ha così confermato l’inchiesta condotta fin dal 2006 dall’ex procuratore della Repubblica Alfredo Greco. «Bambini attendibili, perizie credibili» sostiene il gip. «Una sorta di psicosi collettiva, un virus tra le famiglie» ha invece detto il professore Guglielmo Gullota, avvocato di suor Soledad e ritenuto uno ei legali di maggiore esperienza in tema di reati contro la persona a sfondo sessuale. Nonostante questa difesa, il gip ha ritenuto fondato e credibile l’impianto accusatorio della procura sostenuto in udienza dal pm Cardillo e dagli avvcoati di parte civile (Felice Lentini, Silverio Marchetti, Angelo Sansone, Attilio Taiani, Mario Carrato, Domenico Del Gaudio, Maria Rosaria Oricchio). L’inchiesta che coinvolge suor Soledad parte a fine maggio 2006, quando prima una mamma e poi subito altri genitori si presentano in Procura per denunciare i presunti abusi subiti dai propri figli. I piccoli, tutti di età compresa tra i 3 e i 5 anni, sono iscritti alla scuola materna dove la religiosa ha coadiuvato le maestre per un anno con compiti esterni alle aule. Il procuratore della repubblica Greco dispone l’apertura di un’inchiesta ed ascolta sia le religiose dell’istituto che tutti i genitori degli alunni. Nel giro di alcune settimane, gli esposti-denunce dei genitori arrivano a quota 40. A metà giugno 2006 suor Soledad, che si trova a Roma, è raggiunta da un’ordinanza cautelare ed è associata al carcere di Fuorni, ma dopo pochi giorni, interrogata dal gip Roberta Zizanovich, viene trasferita agli arresti domiciliari presso l’istituto di Roma. Il pm, intanto, chiede e ottiene dal giudice per le indagini preliminari lo svolgimento di un’audizione assistita dei 34 bambini che si presume siano stati vittima degli abusi. L’ascolto dei minori avviene al tribunale di Vallo in audizione assistita, tra il 22 settembre e il 13 ottobre 2006, con un proseguo peritale a gennaio 2008. Dopo un anno trascorso agli arresti domiciliari, suor Soledad viene rimessa in libertà, mentre l’inchiesta va avanti. Le tappe dell’inchiesta che coinvolge suor Soledad sono scandite in 10.800 pagine, raccolte in 9 faldoni. Proprio nei mesi successivi all’inchiesta di Vallo una raffica di arresti sconvolge Rignano Flaminio. Una inchiesta identica: a Vallo con esiti giudiziari ed un solo arresto, a Rignano decine di arresti e inchiesta crollata. Intanto l’inchiesta va avanti e va verso la conclusione: la procura di Vallo chiede l gip l’archiviazione per tutti gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi sessuali alla scuola materna “Paolo VI” di Vallo, tranne che per suor Soledad. Si tratta di altri 12 indiziati, invece, per i quali la procura chiede l’archiviazione, perché gli elementi raccolti nel corso delle indagini non sono sufficienti a sostenere le accuse in giudizio. Questa richiesta di archiviazione interessa anche tre suore dell’Istituto Santa Teresa per le quali erano stati formalizzati i capi di imputazione per favoreggiamento. Suor Soledad, 25 anni, confessa semplice delle ancelle di Santa Teresa, arrivò nella scuola materna Paolo VI dallo scorso settembre. Di origini peruviane, si era trasferita in Italia da 5 anni. Alla scuola di Vallo aveva il compito di tenere d’occhio i bimbi quando uscivano nel corridoio, accompagnandoli nello spogliatoio o in bagno e aiutandoli a lavarsi. ant.man.