lunedì 10 marzo 2008

Pedofilia - abusi su sei bambine in provincia di Treviso

Fonte: Adige.TV Domenica 9 Marzo 2008
Abusi sessuali su sei bambine

Anni di abusi sessuali e silenzio. «Se lo dici ti faccio picchiare», «Se parli non invito più i tuoi genitori in montagna». Minacce diverse per due diversi casi di violenze e molestie e due inchieste, rispettivamente della Procura di Treviso e di quella di Belluno. Gli "orchi" sono un 65enne e un 60enne, nascosti dietro una facciata di sorprendente normalità, nella provincia trevigiana, a Ponzano e a Villorba. Due distinte vicende, accomunate però dal terribile fil rouge di abusi sessuali su bambine, in entrambi i casi figlie della ristretta cerchia di coppie di amici e che inevitabilmente entrano quotidianamente a contatto con il "mostro".
Le indagini degli investigatori della Mobile di Treviso, coordinati dal dirigente Riccardo Tumminia, sono arrivate a una prima conclusione ieri mattina, quando i poliziotti hanno eseguito i due provvedimenti cautelari nei confronti dei due trevigiani. Entrambi avrebbero compiuto atti sessuali nei confronti di bambine con età che vanno dai 7 ai 14 anni. Il giudice per le indagini preliminari di Treviso ha disposto per il 65enne di Ponzano la misura degli arresti domiciliari. Il 60enne di Villorba invece è stato sottoposto al divieto di dimora nelle province di Belluno e Treviso.La prima vicenda è venuta alla luce anche con il contributo del progetto "Educare alla sessualità", che l'Usl 9 di Treviso e Oderzo organizza per gli alunni dell'ultimo anno delle scuole elementari. Proprio a contatto con gli psicologi e gli specialisti sono emerse le prime avvisaglie degli abusi subiti da due bambine di 11 e 12 anni, due amichette del cuore, due compagne di classe. Da lì sono scattate le indagini della Mobile, della sezione speciale contro i reati su minorenni, che hanno scoperchiato un vero e proprio "vaso di Pandora". Gli investigatori hanno effettuato accertamenti, anche di natura tecnica, facendo venire alla luce anni di minacce e abusi. Abusi ripetuti sulle due bambine, singolarmente e insieme, per almeno due anni, sotto la minaccia di violenze. L'uomo, 65 anni di Ponzano, sposato con due figli, avrebbe indistintamente compiuto atti sessuali nei confronti della bambina che gravitava nel suo ambito, a cui è legato da vincoli familiari, e della sua amichetta. Lo avrebbe fatto principalmente in auto, con la scusa di accompagnare le bimbe ai vari impegni scolastici ed extrascolastici. Il 65enne, con precedenti per truffa, è ora agli arresti domiciliari su disposizione del gip Umberto Donà e su richiesta del pm di Treviso Valeria Sanzari.

Il secondo caso è emerso grazie al coraggio di una ragazza ora diciottenne. La giovane con una lettera indirizzata ai genitori è riuscita a liberarsi di tutti quei terribili anni di violenze subite per mano di quel "caro" amico di famiglia. Una persona "per bene", un imprenditore conosciuto, ex insegnante di una scuola superiore di Treviso. L'uomo, 60 anni di Villorba, sposato e padre di famiglia, era già stato coinvolto in passato per una indagine di questo tipo. Ora è nuovamente accusato di aver abusato sessualmente di 4 bambine che all'epoca delle violenze avevano tra i 7 e i 13 anni: il tutto sotto gli occhi del figlioletto. È stata una di quelle bambine, che raggiunta la maggiore età, ha voluto "liberarsi di questo macigno", raccontando tutto ai genitori.Immediatamente sono partite le indagini degli agenti della Mobile di Treviso, che avrebbero raccolto prove che inchioderebbero il 60enne. L'ex insegnante avrebbe abusato sessualmente delle ragazzine, ripetutamente. Atti sessuali che sarebbero avvenuti nei lunghi weekend nella sua casa in montagna, in una località turistica delle Dolomiti bellunesi. Lì l'uomo invitava le famiglie di amici. Poi dopo le cene si appartava con le bambine e con il figlioletto: in quella stanza in pochi minuti si scatenava l'inferno. «Se dici qualcosa ai tuoi genitori non li invito più», ripeteva l'uomo alle bambine, che intimorite si sono tenute dentro questo dolore per anni. Poi il coraggio di una di loro, che per lo choc subito aveva pensato più volte anche di togliersi la vita, e la gratitudine delle altre tre. «Grazie per aver tirato fuori questo peso», ripetono le altre vittime di abusi. E ancora: «Salverai delle vite. Quell'uomo non è nemmeno degno di definirsi tale».

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